L’art. 1, commi 675-682 della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (“Legge di Bilancio 2019”) ha posto le basi per un riordino di tutta la disciplina delle concessioni demaniali marittime, prevedendo – inter alia – un regime di “rinnovo automatico” delle stesse. Tuttavia, secondo la Corte di Giustizia UE la proroga automatica e generalizzata per lo sfruttamento turistico di beni demaniali marittimi prevista dalla legge italiana “impedisce di effettuare una selezione imparziale e trasparente dei candidati”.
IL FATTO:
La Direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE, conosciuta come Direttiva Bolkestein, relativa ai servizi nel mercato comune europeo, ha sancito il principio della libera concorrenza nell’accesso alle concessioni del demanio marittimo, prevedendo la messa a gara delle stesse entro il 2015 (termine poi prorogato al 2020) e la conseguente riformulazione dei canoni demaniali che dal 2007 ad oggi hanno subito un incremento superiore al doppio dell’iniziale valore.
Per l’effetto, la materia delle concessioni del demanio marittimo ha acquisito un’importanza centrale, data la necessità di far convergere le esigenze finanziarie dello Stato nella gestione della proprietà pubblica e le necessità di tutela di un comparto aziendale così importante per l’economia italiana come quello balneare.
Il settore, infatti, interessa e coinvolge oltre 30 mila concessioni in Italia, con ricadute pari al 3% del PIL nazionale e con un indotto di oltre 1 milione di addetti, numeri questi che vengono messi in crisi dalla Direttiva Bolkestein che ha sgretolato le certezze di un passato basato su un regime fondato su proroghe automatiche, ritenute dall’Unione Europea contrarie alle regole sulla concorrenza.
Oggi la materia è stata oggetto dell’ennesimo intervento legislativo nato dall’esigenza di garantire i concessionari dai rischi delle evidenze pubbliche.
Il Governo, infatti, con la Legge di Bilancio 2019 – ribadendo la necessità di procedere ad un riordino della disciplina – ha stabilito la proroga delle concessioni demaniali ad uso turistico ricreativo per un periodo di 15 anni. La normativa nazionale prevede una proroga automatica e generalizzata della data di scadenza delle concessioni rilasciate, anche senza previa procedura di selezione, per lo sfruttamento turistico di beni demaniali marittimi e lacustri (spiagge in particolare).
Una proroga che si inserisce nel solco già tracciato da quella varata dal Governo Monti nel 2015, sulla quale la Corte di Giustizia Europea è però intervenuta dichiarandone l’illegittimità per contrasto con la Direttiva Bolkestein, volta a garantire una selezione imparziale e trasparente dei candidati nel rispetto del principio di concorrenza comunitario.
Secondo l’UE, infatti, si tratta di “servizi su suolo pubblico” e in quanto tali devono essere aperti alla libera concorrenza.
Inoltre, l’articolo 12 della citata Direttiva vieta una misura nazionale che, in assenza di qualsiasi procedura di selezione tra i potenziali candidati, preveda la proroga automatica delle autorizzazioni di sfruttamento del demanio marittimo e lacustre per attività turistico-ricreative.
PERCHÉ È IMPORTANTE:
La vicenda pare destinata ad aprire l’ennesima procedura di infrazione a carico dell’Italia, con conseguenze sul piano legale non di poco conto: su tutti il rischio di disapplicazione della proroga dinanzi ai Tribunali amministrativi come già più volte avvenuto in passato. Disapplicazione favorita dal crescente interesse di nuovi gruppi ed imprese, già da tempo in attesa di una riforma sistematica della materia in chiave comunitaria, a fare ingresso in un mercato interessante, quale quello degli stabilimenti balneari, chiuso da gestioni ultradecennali e in regime di prorogatio.
La partnership avviata presso la nuova sede di Foggia tra Tonucci&Partners e lo studio legale BM Avvocati, specializzato da molti anni nella practice del Demanio Marittimo, permette di offrire ai nostri clienti consulenza strategica, innovativa, e ad elevatissima specializzazione in un settore caratterizzato da un sistema normativo particolarmente frammentato ed incerto.
In un quadro di disposizioni che – nonostante la presenza del Codice della Navigazione – appaiono oramai sempre più carenti di unitarietà, gli operatori del mercato titolari di concessioni demaniali si trovano quindi ad affrontare una realtà sempre più complessa, sia per i gestori di stabilimenti balneari, sia per la nautica da diporto o, come accade più di frequente, nell’ambito di attività turistiche o di ristorazione, nella quale lo Studio è oggi in grado di fornire assistenza specialistica di altissimo livello, le cui principali aree di intervento comprendono:
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