La Corte Costituzionale, con una sentenza dello scorso luglio, ha ritenuto legittimo il payback sanitario, meccanismo che prevede che le aziende fornitrici di dispositivi medici debbano restituire una quota del proprio fatturato qualora la spesa complessiva delle Regioni superi i limiti stabiliti.
Tuttavia, tale sistema, introdotto con uno scopo mirato a salvaguardare le finanze pubbliche e a rimediare a una cattiva programmazione e gestione delle spese, diventa un onere per le imprese, soprattutto quelle biomedicali.
Quali sono le principali motivazioni che hanno spinto la Consulta a emettere tale pronuncia? Su quali basi giuridiche si fonda la decisione e come si concilia con i diritti delle imprese del settore biomedicale?
L’avvocato Piergiuseppe Venturella di Tonucci & Partners è stato intervistato da Panorama per commentare i risvolti giuridici dell’applicazione di tale meccanismo. “Le conseguenze di questo meccanismo – ha affermato l’avv. Venturella – saranno gravi: la mancanza di materiali porterà alla necessità di rifare migliaia di appalti per le forniture essenziali utili alla distribuzione di dispositivi come stent coronarici, valvole cardiache e protesi, perché molte aziende chiuderanno”.
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