Michael Jordan ha sostenuto una battaglia legale durata quattro anni nei confronti di una società di sportswear cinese che aveva registrato come marchio la trasliterazione di “Jordan” in mandarino.
Lo scorso dicembre la Suprema corte cinese ha dato ragione al campione.
IL FATTO
La società cinese Qiaodan Sports Co., con base nella provincia meridionale del Fujian, registrava come marchio due caratteri cinesi, 乔丹, che formano la parola Qiaodan, ovvero la traslitterazione del cognome dell’ex giocatore, Jordan. La pronunzia di Qiaodan finisce col coincidere con la pronunzia di Jordan.
La disputa tra Michael Jordan e Qiaodan Sports ebbe inizio nel 2012, con tanto di richiesta da parte del campione di revoca del brand presentata all’Amministrazione Statale per il Commercio e l’Industria della Repubblica Popolare Cinese. Il campione lamentava pure che Qiaodan Sports usasse, oltre ai caratteri cinesi che formano la parola Qiaodan, anche altri elementi, tra cui lo storico numero della propria maglia (23), tali da far ritenere ai consumatori che vi fosse un collegamento tra i prodotti di Qiaodan Sports (venduti in quasi 6.000 negozi sparsi per il paese) e l’ex giocatore.
Tuttavia, la richiesta di tutela venne respinta due volte, nel 2014 e nel 2015, con la motivazione per cui il termine Qiaodan sarebbe una semplice traslitterazione di due caratteri cinesi, corrispondente a un nome comune nel paese, mentre non vi erano prove sufficiente per affermare lo sfruttamento da parte di Qiaodan Sports del nome e dell’immagine di Michael Jordan.
La Suprema corte del popolo della Repubblica Popolare Cinese, invece, lo scorso dicembre, ha riconosciuto esistente un collegamento tra Michael Jordan e i caratteri cinesi che formano la parola Qiaodan, in quanto vengono comunemente utilizzati dal pubblico per riferirsi all’ex campione e, pertanto, ha accolto il reclamo presentato nel 2015 da Michael Jordan, disponendo che Autorità dei marchi cinese si ripronunci sulla richiesta di tutela.
Qiaodan Sports dovrà, quindi, smettere di utilizzare i caratteri cinesi componenti Qiaodan sull’abbigliamento sportivo, ossia il nome con cui il campione americano è comunemente conosciuto tra i milioni di fan di basket in Cina.
Michael Jordan ha visto, quindi, riconosciuto il suo diritto a difendere il proprio cognome e non a vederlo sfruttato da altri a fini commerciali.
PERCHE’ E’ IMPORTANTE:
La sentenza della Suprema corte cinese segna un passo avanti nella tutela in Cina dei diritti di copyright di soggetti stranieri. Basti pensare che, ancora nel corso del trascorso 2016, Apple non é riuscita a prevalere su una società cinese che, nel 2007, aveva chiesto la registrazione come marchio della parola “iPhone” in quanto la corte della citta di Beijing ha ritenuto che Apple non fosse riuscita a dar prova che iPhone fosse già un brand famoso al momento della richiesta di registrazione in contestazione.
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