Il reverse factoring è una soluzione operativa che si sta imponendo nel commercio internazionale per migliorare la gestione dei debiti dei impresa. Può essere una soluzione di interesse anche per l’esportatore italiano al fine di smobilizzare i propri crediti commerciali.
IL FATTO:
Il factoring indiretto o “reverse factoring” è una particolare tipologia contrattuale, conosciuta anche nella prassi operativa italiana, che consente alle società che possiedono un portafoglio debiti frazionato e continuativo di avvalersi di un soggetto terzo, appunto il factor, in grado di assicurare un’assistenza completa nella gestione dei debiti da fornitura.
La realizzazione del servizio avviene in modo invertito rispetto ad una classica operazione di factoring: l’impresa debitrice interviene non già come cedente bensì come debitore ceduto, ottenendo dal factor una linea di credito che sarà poi utilizzata per lo smobilizzo dei crediti vantati dai propri fornitori.
La struttura di un’operazione di reverse factoring può essere così brevemente riassunta:
Come nel factoring tradizionale, l’operazione può essere effettuata tramite diverse soluzione tecniche (con o senza finanziamento; con o senza garanzia; con riconoscimento scritto della “lettera di inizio rapporto” (L.I.R.) da parte del debitore ceduto; con riconoscimento scritto delle singole cessioni da parte del debitore ceduto) da valutare attentamente in sede di impostazione dell’operazione.
PERCHE’ E’ IMPORTANTE:
Il reverse factoring può essere particolarmente interessante per l’esportatore italiano, perché consente uno smobilizzo più certo dei propri crediti verso clienti esteri e inoltre, a determinate condizioni, può anche portare all’anticipo da parte del factor delle somme cedute, trasformando in sostanza il termine di pagamento differito in uno per contanti.
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