Le conseguenze della Brexit sul mercato energetico potranno essere valutate in modo differente a seconda delle modalità con le quali tale uscita sarà negoziata.
Anzitutto, con l’uscita dalla UE potrà verificarsi un freno alle c.d. energie rinnovabili, dal momento che verrebbe meno l’interesse della stessa UE a pressare Londra per il raggiungimento degli obiettivi al 2020 che sono obbiettivi comunitari.
Per quanto concerne il mercato del gas, la Gran Bretagna ne importa il 50% dalla Norvegia (gasdotti) e dal Qatar (con navi metaniere). È quindi verosimile ritenere che in tale contesto non ci saranno grandi conseguenze, essendo i fornitori in questione extra comunitari. Ipotizzando un incremento dei costi, l’effetto Brexit si ripercuoterebbe sull’acquisto di combustibile che potrebbe non avvenire più mediante le agevolazioni relative ai paesi della area economica europea (EEA).
Probabilmente sarà in relazione alle infrastrutture di rete elettrica che la Brexit determinerà maggiori problematiche. Infatti, la Gran Bretagna importa il 6,5% circa dei propri consumi nazionali, con una capacità d’interconnessione con l’Europa continentale che oggi è sottodimensionata.
La National Grid (Terna Inglese) aveva già annunciato di voler investire 500 milioni di sterline l’anno grazie a un incremento delle importazioni elettriche. Ciò in ragione del fatto che, mentre per il gas è possibile rimediare con importazioni di combustibile liquefatto via nave anche da paesi non propriamente vicini, è impensabile che questo possa avvenire con le reti di interconnessione elettrica per le quali l’unica via possibile è quella di rafforzare gli scambi di elettricità con l’Europa.
Inoltre, in vista dell’attivazione del mercato unico dell’energia, nell’ambito del quale l’Unione Europea ha intenzione di costruire future linee di trasmissione di elevata capacità, è necessario rilevare come inevitabilmente tale aumento della capacità di produzione dovrà andare di pari passo con un potenziamento delle reti elettriche transnazionali.
Si tenga poi conto che nel worst case, cioè con la fuoriuscita inglese dall’area economica europea, i progetti infrastrutturali targati Gran Bretagna, come la prevista rete del Mare del Nord, non potranno fruire dei fondi europei. In altre parole, le conseguenze della Brexit potrebbero indebolire il peso energetico della Gran Bretagna che, d’altro canto, ove dovesse puntare all’indipendenza energetica, ne pagherebbe un costo rilevante.
Occorrerà quindi osservare come la c.d. Brexit impatterà su queste tematiche, molto dipenderà dai termini di negoziazione dell’uscita ben potendosi immaginare un impatto meno pesante a fronte di una maggiore condivisione delle politiche di sviluppo energetico UE.
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