Se nell’immediato poco è destinato a cambiare nei rapporti tra Stati membri e Regno Unito, lo stesso non può dirsi nell’ambito dei rapporti commerciali degli operatori economici che abbiano interessi con il Regno Unito.
La prima immediata conseguenza del voto è stata infatti la svalutazione della Sterlina (il cui cambio con l’euro, nel giro di una settimana, è sceso ai livelli del 2012) e una generale instabilità dei mercati, destinata verosimilmente a perdurare per tutto il periodo delle trattative, con possibili fluttuazioni in un senso o nell’altro, man mano che venissero divulgate notizie sull’andamento delle trattative.
Tali incertezze sono da subito idonee a impattare anche su eventuali contratti a breve termine in corso, in quanto le mutate condizioni di cambio e di accesso al credito potrebbero già nell’immediato spostare gli equilibri economici o comunque giuridici dei contratti in essere con conseguenti possibili rischi per la loro sopravvivenza (si pensi, ad esempio, alle ipotesi di eccessiva onerosità sopravvenuta, o a possibili effetti distorsivi su clausole pattizie di determinazione del prezzo, recesso o risoluzione).
Per quanto riguarda i contratti a medio e lungo termine, bisognerà invece considerare un maggior numero di rischi e incertezze, quali possibili conseguenze dell’effettiva attuazione dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
In tale contesto, seppure non è ancora possibile avere un quadro dettagliato di quali saranno gli assetti e i rapporti tra l’Unione Europea e il Regno Unito, possiamo senz’altro ipotizzare che si possa verificare un affievolimento delle quattro libertà fondamentali dell’Unione: libera circolazione dei capitali, libera circolazione delle merci, libera circolazione dei servizi e libera circolazione delle persone.
L’impatto dei possibili cambiamenti sui contratti in essere o in corso di negoziazione al momento di effettiva entrata in vigore della Brexit, potrebbe essere addirittura dirompente (pensiamo ad esempio alla possibile introduzione di dazi, limitazioni alla circolazione di specifiche merci o servizi, all’introduzione di nuovi oneri finanziari, ecc.) e tale da pregiudicare o a rendere comunque impossibile il buon esito di contratti e delle trattative.
Ciò non deve e non può però significare per le imprese e i consumatori del Regno Unito e dell’Unione la rinuncia ai reciproci mercati, piuttosto, deve portare imprese e professionisti di ogni settore a una attenta analisi dei rischi e delle opportunità connesse alla Brexit, finalizzata a predisporre per tempo idonee cautele a tutela dei propri interessi e clienti.
La versione integrale del dossier Brexit è consultabile e/o scaricabile qui.
No Comments