E’ stato approvato il primo provvedimento del governo M5S-Lega in materia socio-economica, c.d. “decreto dignità”, che nell’intervenire su alcuni temi di particolare attualità prevede regole più stringenti in materia di lavoro per limitare il ricorso ai contratti a termine e i licenziamenti.
IL FATTO:
Il Consiglio dei ministri ha approvato il “decreto dignità” che introduce misure urgenti soprattutto in materia lavoro e come tutti i decreti-legge produce effetti immediati ma dovrà essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni, per cui non è escluso che possano intervenire significative modifiche.
Tra le principali misure previste vi è quella finalizzata a dare una prima decisa riforma al Jobs Act e, in particolare, nel campo dei contratti a tempo indeterminato – o più precisamente “a tutele crescenti” – ha posto l’attenzione ai licenziamenti senza giusta causa aumentando l’indennizzo che passa da un minimo di 6 mensilità a un massimo di 36.
Allo stesso tempo, attua anche una stretta sui contratti a termine che non potranno durare più di due anni e dovranno essere giustificati dopo i primi 12 mesi rinnovabili solo a fronte di esigenze temporanee e limitate, con costi aggiuntivi per il datore di lavoro in termini di contributi addizionali che diventano fondi destinati a finanziare le casse della Nuova assicurazione sociale per l’impiego. Vengono aumentati anche i vincoli che devono essere rispettati dalle agenzie interinali, alle quali il Governo intende estendere tutta la disciplina dei contratti a tempo determinato.
Un ulteriore intervento destinato ad influenzare la materia del lavoro è rivolto ad ostacolare il fenomeno della “delocalizzazione” in quanto la norma prevede che se un’impresa si trasferisce fuori dall’Italia entro cinque anni dal momento in cui ha ricevuto un qualunque tipo sostegno pubblico dovrà restituire l’importo ricevuto maggiorato dagli interessi.
PERCHE’ E’ IMPORTANTE:
Il c.d. “decreto dignità” contiene una serie di interventi sul lavoro nel tentativo di ostacolare il fenomeno del “precariato”. Il suo obiettivo, infatti, è quello di scoraggiare le aziende a fare ricorso ai contratti a tempo determinato, affinché preferiscano quelli senza limiti di tempo. Si riduce in tal modo il lavoro precario, riservando la contrattazione a termine ai casi di reale necessità da parte del datore di lavoro.
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